Il simbolo della croce è tra i simboli più potenti e più ricchi di significato nell’immaginario collettivo dell’uomo.
Qualunque sia la fede religiosa, la cultura o la tradizione, in qualunque parte del mondo, la croce assume sempre un significato carico di sacrificio e redenzione, di sofferenza e di senso rivalsa.
Indice
Come è fatta la croce ortodossa
La croce ortodossa è suddivisa in una linea verticale e tre linee traversali, due ravvicinate sulla parte alta della croce e una più in basso, quasi ai piedi della croce, in posizione obliqua.
Ogni barra rappresenta un particolare dettaglio del momento della crocifissione. La parte più alta, stretta, rimarca la targa INBI in greco, corrispondente all’INRI latino, che sta per “Gesù Nazareno, Re degli Giudei”.
La barra centrale rappresenta le braccia aperte del Cristo crocifisso.
La barra più bassa, anch’essa più stretta rispetto a quella centrale, simboleggia il poggiapiedi, su cui il sangue di Cristo colava durante la crocifissione.
Dal momento che la tradizione ortodossa non fa grande uso di statue, la rappresentazione tridimensionale del Cristo appeso viene a mancare. È sostituita da una raffigurazione, realizzata direttamente sul materiale della croce, senza rilievo.
Gesù nella croce

Anche la figura di Gesù ha una raffigurazione simbolica diversa, dei cambiamenti che nascondono una percezione differente del momento della sua morte: Cristo non indossa una corona di spine, ed è fissato alla croce con tre chiodi anziché quattro.
Nei dipinti e nei quadri che ritraggono il momento della sua morte si aggiungono altri dettagli significativi, tra cui la lancia di Longino, con cui gli venne trafitto il costato, nonché la spugna che, secondo la tradizione, fu usata per schernire la sua sete, offrendogli aceto al posto dell’acqua.
Altre differenze dalla croce cattolica
Ancora, nelle rappresentazioni della crocifissione emergono particolari importanti che danno al momento della morte del Salvatore una prospettiva leggermente diversa da quella cattolica.
Della croce, ad esempio, non si vede la base; il legno è nascosto nel terreno, coperto da rocce che fanno da tetto ad una caverna sotterranea. In questa caverna è contenuto il teschio di Adamo.
Non un uomo qualsiasi, ma il primo uomo, la prima creatura a cui Dio ha dato la vita. Questa collocazione, ai piedi della Croce in cui il figlio di Dio è morto, porta con sé un significato di immensa potenza: la morte di Gesù, simbolo di salvezza, vince su quella del primo uomo, che non ha potuto accedere alla redenzione.
La Croce stessa non è icona di morte e dolore, bensì di vittoria sulla morte e sul dolore stesso. Questa è la ragione dell’ultimo dettaglio presente sulla croce ortodossa, e assente su quella cattolica: sotto la targa INBI e sopra il capo di Gesù è incisa, spesso, l’espressione greca IC XC NI KA. Letteralmente, “Gesù Cristo vince”.
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Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Qual vantaggio infatti avrà l’uomo se guadagnerà il mondo intero, e poi perderà la propria anima? O che cosa l’uomo potrà dare in cambio della propria anima? Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e renderà a ciascuno secondo le sue azioni.
Mt 16:24-27