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Incensieri e turiboli: cosa sono e utilizzi nelle varie religioni

Il turibolo, detto anche incensiere, ha la funzione di contenere incenso con lo scopo di essere bruciate durante le funzioni religiose. Il sostantivo turibolo deriva dal latino thuribulum, la cui radice thur significa, appunto, incenso.

All’interno dell’incensiere viene acceso un carboncino, sul quale verrà versato un po’ di incenso, in maniera tale da diffondere nell’aria una nuvola di fumo.

Tipologie di turiboli

Esistono diverse tipologie di turiboli. Tra i più comuni:

  • I brucia – incenso: più comunemente fissi e generalmente muniti di coperchio forato;
  • Gli incensieri muniti di catene: sono quelli più comuni e, nella maggior parte dei casi, presentano quattro catene, di cui tre servono a sorreggere il tutto, mentre una è dedicata al coperchio. Tuttavia, esistono turiboli muniti di tre catene e quindi senza coperchio, che vengono usati durante i riti ambrosiani.

Il turibolo viene spesso affiancato alla navicella, ovvero un contenitore in cui veniva inserito l’incenso da bruciare. Durante i riti, vengono portati, rispettivamente, nella mano destra e sinistra, da una figura incaricata proprio di questo, un ministrante chiamato turiferario. Al momento di passare il tutto al sacerdote, gli oggetti si cambiano momentaneamente di mano.

Utilizzo dell’incensiere

Durante la Celebrazione Eucaristica può essere utilizzato in vari momenti della liturgia:

  • Processione introitale: all’inizio della cerimonia vengono incensati la croce e l’altare ed eventuali statue o icone;
  • Liturgia della Parola: in particolare, prima che il sacerdote o il diacono inizi a leggere il Vangelo;
  • Offertorio: vengono incensati il pane e il vino, prima della transustanziazione. Successivamente, verranno incensati anche i fedeli presenti.
  • Consacrazione: In particolare, quando il pane e il vino, Corpo e Sangue di Cristo, vengono rivolti verso l’alto.