L’uso dell’incenso nella chiesa è un culto antico che continua a ripetersi ancora oggi durante una funzione liturgica. Nello specifico durante la messa domenicale, gli eventi liturgici in occasione del Santo Natale, della morte e della Risurrezione di nostro Signore e le altre funzioni religiose il sacerdote brucia l’incenso attraverso l’utilizzo del turibolo, contenitore di metallo sospeso e chiuso con un coperchio. Sulle catene che permettono al sacerdote di mantenere in sospensione il turibolo sono presenti dodici campanelli, simbolo della voce dei dodici seguaci di Gesù. Non tutti i turiboli presentano il simbolo dei dodici campanelli in quanto alcune tradizioni, come quella russa, preferiscono utilizzare i turiboli con campanelli solo durante le funzioni episcopali.
L’aroma inconfondibile dell’incenso e la sua fonte di ispirazione spirituale.
Grazie alla scelta di grani di resine ricavati da arbusti di paesi tropicali e orientali durante la funzione liturgica, quando l’incenso brucia, è possibile notare quell’aroma inconfondibile e quelle nuvole di fumo bianco che accompagnano l’oscillazione del turibolo, fonte di ispirazione a livello spirituale.
Utilizzo dell’incenso nelle funzioni liturgiche: una tradizione storica simbolo di sacrificio e preghiera.
L’uso dell’incenso nei riti liturgici risale al 2000 avanti Cristo, anni che precedono la nascita del cristianesimo e hanno segnato una svolta sia nel nuovo che nel vecchio Testamento simboleggiando sacrificio e preghiera.
Oltre ad avere un forte valore spirituale a quei tempi la commercializzazione dell’incenso rappresentava anche un’importante fonte economica nel rapporto tra i paesi orientali e quelli occidentali in quanto le carovane, partite dall’Oriente, terminavano il loro viaggio in Israele, entrando infine nell’Impero romano.
L’uso dell’incenso nella Chiesa in segno di adorazione verso Dio.
In particolare l’incenso è simbolo di adorazione, preghiera, grazia divina riversata sui credenti, rispetto e devozione. Durante una funzione religiosa la fragranza dell’incenso è di fondamentale importanza per ricordarsi di pregare, benedire Dio e chiedere perdono per i peccati commessi. Il fumo dell’incenso simboleggia il mistero di Dio stesso e, con la sua elevazione, attraverso la fragranza e l’immagine della nuvola nera si crea un legame unico tra la terra e il cielo esprimendo tutta la dolcezza della presenza di Dio. Inoltre proprio il fumo e la fragranza dell’incenso generati dall’oscillazione del turibolo ricordano quanto è gradita la preghiera al divino nostro Signore Gesù Cristo.
L’uso dell’incenso per ossequiare Dio.
La Chiesa incensa fedeli, corpi dei defunti, preti, vescovi, arci-vescovi, sacerdoti e altri servitori di Dio per ossequiare nella loro persona il divino nostro Signore e implorare Gesù di offrire il divino eterno riposo all’anima dei defunti. Durante questo rito il sacerdote fa oscillare il turibolo tre volte per indicare la persona del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e simboleggiare la Santissima Trinità senza dividere la sostanza divina.
Inchino al volere del Signore: un gesto prescritto dalla Chiesa durante il rito dell’incenso.
L’abitudine di fare il segno della Croce durante il rito dell’incensazione non è una prescrizione della Chiesa ma un gesto derivante da una visione eccessivamente simbolica dell’oblazione verso Dio mentre il segno più indicato è rappresentato dall’inchino al volere del Signore.
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Salmo 140 (141) Preghiera nel pericolo
Signore, a te grido, accorri in mio aiuto;
porgi l’orecchio alla mia voce quando t’invoco.
La mia preghiera stia davanti a te come incenso,
le mie mani alzate come sacrificio della sera.
Poni, Signore, una guardia alla mia bocca,
sorveglia la porta delle mie labbra.
Non piegare il mio cuore al male,
a compiere azioni criminose con i malfattori:
che io non gusti i loro cibi deliziosi.
Mi percuota il giusto e il fedele mi corregga,
l’olio del malvagio non profumi la mia testa,
tra le loro malvagità continui la mia preghiera.
Siano scaraventati sulle rocce i loro capi
e sentano quanto sono dolci le mie parole:
“Come si lavora e si dissoda la terra,
le loro ossa siano disperse alla bocca degli inferi”.
A te, Signore Dio, sono rivolti i miei occhi;
in te mi rifugio, non lasciarmi indifeso.
Proteggimi dal laccio che mi tendono,
dalle trappole dei malfattori.
I malvagi cadano insieme nelle loro reti,
mentre io, incolume, passerò oltre.