L’Antimìnsion o Antimins è uno degli arredi principale dell’altare utilizzato durante la liturgia tradizionale delle Chiese Cristiane orientali. Questa parola deriva dal greco Antimension, cioè “al posto della mensa”, proprio ad indicarne la sua precisa funzione.
Antimìnsion: cos’è
Si tratta di un rettangolo di stoffa sul quale è raffigurata la deposizione di Cristo nel sepolcro. Questa raffigurazione è adornata da scene evangeliche e dai quattro Evangelisti ai lati. Al centro della deposizione si eregge la S. Croce ed all’incrocio dei due pali di essa, dalla parte posteriore, vi è cucita una piccola tasca contenente le reliquie dei Martiri.
Il suo utilizzo
L’antimìnsion è conservato ripiegato all’interno dell’ilitòn, un rettangolo di stoffa adornato da ricami o merletto, ed è posto al centro della Sacra Mensa, l’altare, al di sotto del Vangelo. E’ dispiegato durante il canto dell’inno cherubico (grande ingresso /offertorio) e su di esso posti i Doni. Subito dopo la la distribuzione della Eucarestia, quando il calice e la patena sono riposti sulla Prothesis, il tavolo delle oblazioni, è nuovamente ripiegato, così come l’eiliton, e viene posto sotto il Vangelo.
Le stesse pieghe col quale è riavvolto prima di essere riposto sotto al Vangelo hanno la loro sequenza. Il sacerdote segue un ordine ben preciso di movimenti, formando così una croce che viene spiegata “preparata” al momento della sua apertura e richiusa al termine del sacrificio.
Un altare mobile
Come dice il nome, in luogo della mensa, era originariamente utilizzato come altare mobile. È attualmente considerato un corrispondente alla pietra sacra usata nel rito romano dai missionari in terra di missione o della pietra santa posta nel cuore dell’altare maggiore. In molti casi di emergenza, come durante una guerra o al di fuori di una chiesa, l’antiminsion può essere utilizzato come un sostituto dell’altare. Il sacerdote, infatti, può celebrare l’Eucaristia sull’antiminsion, anche se non vi è un altare consacrato.
La consacrazione dell’antimìnsion
È consacrato solennemente dal Vescovo che ne firma la dichiarazione scritta sullo stesso ed è assegnato ad una chiesa o ad un sacerdote. E’ altresì simbolo di appartenenza al proprio vescovo, in quanto ogni vescovo ordinato a capo della propria diocesi distribuisce al clero ed alle parrocchie i suoi antiminsion, consacrandoli solennemente al suo insediamento o durante la consacrazione di una nuova chiesa, asciugando con gli stessi il Sacro Myron (Crisma) dal nuovo altare. Rappresenta lo strumento attraverso il quale il vescovo indica il consenso per i Santi Misteri, i Sacramenti, da celebrare in sua assenza. Quando il vescovo visita una chiesa o un monastero sotto la sua giurisdizione, è solito entrare nell’iconostasi, l’altare del santuario, e controllare l’antimension.
L’antimìnsion nel rito romano
Nel rito romano vi è stata una forte attrazione da parte di questo particolare suppellettile, che spesso è utilizzato come un normale corporale. A detta di molti sacerdoti, aiuta il celebrante a non distrarsi durante la celebrazione, in quanto, mantenendo lo sguardo fisso su di esso e meditando la Passione di Nostro Signore durante la consacrazione attraverso la visione delle icone raffigurate, ogni fattore esterno di disturbo viene rimosso.
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Rendiamo grazie a Te, o Re invisibile, che con la tua infinita potenza hai creato l’universo, e nell’abbondanza della tua misericordia dal nulla hai tratto all’esistenza tutte le cose. Tu, o Signore, volgi dal cielo lo sguardo su quanti hanno chinato la fronte davanti a te, poiché non l’hanno inchinata alla carne e al sangue, ma a Te, Dio tremendo. Tu dunque, o Signore, per il bene di noi tutti appiana il cammino di nostra vita secondo la necessità di ciascuno: naviga con i naviganti, accompagna i viandanti, risana i malati, tu medico delle anime e dei corpi nostri.
Dalla divina liturgia di San Giovanni Crisostomo